Venerdì sera scorso, al meritevole teatro Dal Verme, si è assistito ad un evento. Musicale e non solo.
Come spesso accade quando si parla di Nick Cave, vi era la netta compresenza di estremi opposti fin dal momento di attesa pre-concerto.
Potete solo immaginare lo stato confusionale in cui sono entrato quando ho scoperto che "F1" sul biglietto non significava 'settore F, in platea sì, ma laggiù in fondo', no.. significava "Fila 1" e posto 13 ovvero e-s-a-t-t-a-m-e-n-t-e di fronte al microfono.. Ho dovuto fermare 10 hostess diverse e richiedere a tutte conferma del posto, perche' non avrei potuto uscire vivo dalla delusione dell'ultimo minuto. Era tutto vero. E la musica va vista così, osservando i muscoli facciali dell'artista, gli occhi, le smorfie della bocca.
Al contempo uno spillo si era conficcato nel mio petto pochi minuti prima dell'inizio.
Così si è pronti per questa serata, con un Nick Cave descisamente ispirato, che subito ci tiene a sbatterci sul muso alcune pagine piuttosto "colorite" del suo ultimo libro ("La morte di Bunny Munro" ed. Feltrinelli).
Una volta che ha chiarito senza possibili fraintendimenti di cosa siamo qui a parlare stasera, luci in sala e domande dal pubblico (sulle quali purtroppo è meglio sorvolare) e quindi si lancia in una interpretazione incredibilmente sentita e profonda di alcuni dei suoi pezzi più famosi.
Ad esempio avevo già sentito dal vivo Into my arms ma era diventata una mezza farsa (fra l'altro proprio qui a Milano aveva prestato il microfono ad una malefica stonata in prima fila per più di metà della canzone). Invece l'altra sera è tornata quello che è: una canzone di bisogno assoluto di compimento. Così come vale per l'altrimenti ironica e dissacrante God is in the house.
Stasera tutto torna vero vero.
Lo stesso dicasi per Mercy Seat, o per brani arrembanti come Tupelo o Dig! Lazarus, dig! dove i tre avventurosi sul palco si sono lanciati in fatiche disumane per rendere la tensione e lo sfascio della canzone e rendere giustizia di un casino pari solo ai Bad Seeds al completo.
Una prova, anche dal punto di vista musicale coraggiosa e sopraffina. Un riarrangaimento dei brani con un desiderio unico di riviverli. Ed è indubbio che questa rinnovata freschezza espressiva nasca dal fatto di aver (ri)detto tutto, ma proprio tutto, nel suo libro.
Folkloristico il suo fedele compagno Ellis nell'involuto distribuirsi tra maracas, violino (poco), chitarre mignon e percussioni. Apocalittico.
Mentre nel suono cosi' spoglio ed essenziale --così caro agli amanti del migliore punk-rock-- si capiscono tante cose sentendo emergere con prepotenza cristallina quel basso staordinario, pulito quanto efficace (grande Casey!).
Come emerge nelle liriche e nel suo nuovo romanzo Nick Cave va fino in fondo; ci presenta una commovente carrellata di canzoni d'amore (quelle tristi come dice lui, quelle dove la mano di Dio viene a raccattarti nel tuo recesso più nascosto) Weeping Song, Are you the one that I've been waiting for e una spettacolare Lucy.
Talvolta sembra, per chi non intenda scendere a compromessi, che esista solo la scelta tra la dannazione o qualche personaggio ironico giàsalvo che si tiene geloso il suo dio e che di cazzate lui non ne fa.
A noi invece per questo ci piace Nick: o la redenzione arriva fino al Bunny Munro che c'è in ciascuno di noi, oppure sono tutte balle.
God is in the house
Oh I wish He would come out
26 ottobre 2009
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6 commenti:
hell fucking yes!
ma come hai fatto a trovare un biglietto così figo???
MITICO ! Ed io che pensavo che F1 fosse per richiedere aiuto! :-)
unico, Nick, mi ha spiazzato anche stavolta...
Grandissimo Casey
grazie amigos!
il posto.. pensa che me l'ero fatto comprare online da un amico che doveva venire con me..
gioie e dolori delle amicizie fatte come si deve.
rag
Bravo Ragman!
me lo metto da parte per il prossimo grillo ok? A presto (sabato) e grazie.
ps. facciamo una spedizione per i frames alla casa 139? 28 novembre
frames? se ne parla sabato tra una jig e una reel :-)
del Grillo oramai sono co-autore.. ;-)
cheers
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